L’arte crea un terreno comune per i migranti e i rifugiati in Bosnia – Progetto HeARTmony

19.04.2024

Dal 25 luglio al 1° agosto 2022, la band Gen Rosso è tornata in Bosnia con i tirocinanti del progetto HeARTmony, nato per formare alcuni giovani alle metodologie di inclusione sociale per migranti e rifugiati attraverso l’arte, rafforzare le competenze interculturali e riflettere sulle cause e gli effetti delle migrazioni nel bacino del Mediterraneo. 

«L’approccio è quello del “non di solo pane”. – Spiega Valerio Gentile della band internazionale Gen Rosso. – Il fine ultimo di questo progetto è quello di valorizzare i talenti, promuovere il benessere e l’inclusione sociale di queste persone che sono definite “people on the move”, persone in movimento».

Il progetto a cui Valerio si riferisce si chiama “HeARTmony”, una parola composta da heart, cuore, art, arte e harmony, armonia. Che poi – pensandoci – sono anche gli ingredienti principali del progetto! Finanziato dalla Commissione Europea attraverso il bando “Capacity building in the field of youth” (Sviluppo delle capacità in ambito giovanile), nasce per rafforzare le competenze interculturali dei giovani partecipanti, per aiutarli a sviluppare metodologie di inclusione sociale per migranti e rifugiati di ogni età attraverso l’arte e approfondire le cause e gli effetti delle migrazioni nel bacino del Mediterraneo.

Partner principali del progetto, oltre alla band internazionale Gen Rosso, sono l’associazione internazionale New Humanity e l’associazione culturale Dancelab Armonia. E poi, altre cinque realtà europee e del Medio Oriente: la Fundación Igino Giordani (Spagna), Humanité Nouvelle (Libano), Caritas Lebanon (Libano), Caritas Egypt (Egitto), Caritas Banja Luka (Bosnia ed Erzegovina)in collaborazione con il J.R.S di Bihać.

Grazie a questo progetto, dal 25 luglio al 1° agosto, quattordici giovani tirocinanti, provenienti da Spagna, Egitto, Siria, Bosnia e Italia, sono potuti partire per la prima formazione prevista in Bosnia ed Erzegovina. Criterio per accedere: esperienza pregressa nel campo delle arti performative.

La prima destinazione era il Centro Giovanni Paolo II di Sarajevo. Qui, un team del Gen Rosso ha lavorato in collaborazione con il “Social Corner” iniziativa voluta da Papa Francesco, dove volontari locali animano le giornate degli ospiti in vari campi profughi. «Abbiamo svolto il corso con una prima parte teorica, – racconta Gentile – approfondendo soprattutto l’aspetto relazionale: come ci si relaziona, come si crea una squadra di lavoro, come si rafforza l’autostima delle persone migranti, come si tirano fuori i loro talenti, come possiamo aiutarli a diventare da spettatori passivi ad attori protagonisti». La seconda parte del corso, più pratica, si svolgeva nel campo di Ušivak alla periferia di Sarajevo, che ospita famiglie, minori non accompagnati e giovani, provenienti da Algeria, Afghanistan, Iran, Burundi, anche Cuba. «Proprio così. Perché – chiarisce Valerio – la rotta migratoria per i cubani è: L’Avana-Mosca, Mosca-Belgrado. Per poi arrivare a piedi a Sarajevo e da lì proseguire per Bihać, dove tentano di superare il confine con l’Europa».

Con loro, il Gen Rosso ha svolto workshop di danza, canto corale, percussioni e comunicazione. Esperienza che culminava nelle performance del terzo giorno. La prima al campo, dove alcuni migranti hanno potuto esibirsi di fronte ai loro vicini, alternandosi sul palco con il Gen Rosso. La seconda, nella palestra del Centro Giovanni Paolo II di Sarajevo, con l’inclusione, durante il concerto, di 24 rifugiati dei workshop di danza, canto e percussioni. «Alla fine, uno di loro ci ha detto: “Mi avete dato la speranza per andare avanti nel cammino!”» ricorda Valerio con un po’ d’emozione.

Poi, il Gen Rosso e i tirocinanti si sono spostati a Bihać, al confine tra Bosnia ed Erzegovina e Croazia. «In collaborazione con il Jesuit Refugee Service abbiamo lavorato, in vista dello spettacolo della domenica, con alcuni rifugiati anche dei campi informali… bivacchi, case abbandonate. Erano pochi, a dire il vero, perché le giornate erano molto belle e la maggior parte cercava di valicare la montagna, e il confine – spiega Valerio – ma anche da questo si impara molto».

Alla fine, Domenica 31 luglio, Gen Rosso e rifugiati si sono esibiti nel concerto “Una”, organizzato in collaborazione con il comune di Bihać, e nato dalla volontà di sostenere e incoraggiare la città e la popolazione locale che continuano a perseverare nell’accoglienza dei profughi. “Una”, come il fiume che scorre, a tratti, lungo il confine tra Croazia e Bosnia, e simbolicamente unisce i due paesi.

Tamara Pastorelli

Per maggiori informazioni e tutti gli aggiornamenti: https://www.new-humanity.org/project/heartmony/

Pubblicato per la prima volta su United World Project.